venerdì 2 dicembre 2011

La gloriosa tradizione della short story americana

Si ragionava, durante il primo incontro con Clara, di quanto in Italia manchi totalmente una tradizione di letteratura in termini di racconti. L'unica opzione è che un autore già affermato con diversi romanzi, metti Feletti, proponga una raccolta di suoi racconti, che a quel punto diventano spendibili. Le antologie che comprendono diversi autori sono spesso presenti sugli scaffali, ma non se le fila nessuno. Uno scrittore che pubblichi quasi esclusivamente racconti non è contemplato nel panorama del nostro bel paese. Peccato. Perchè un racconto può essere una buona scelta per una lettura, magari serale, da iniziarsi e concludersi in uno spazio di tempo preciso, breve, senza quella smania di mangiare pagine, ma con una sana voglia di dedicarsi al puro piacere di una lettura di qualità. Perchè specializzarsi nello scrivere racconti significa dedicarsi a qualcosa di molto specifico e davvero raffinato. In un racconto non ci si possono permettere errori, a differenza di quanto accade con un romanzo magari anche lungo, dove una sbavatura viene camuffata all'interno di un gruppo di pagine più nutrito. Il racconto quando raggiunge un livello davvero alto è sublime, è arte, è ... è la short story americana.
Io, che ho frequentato un impegnativo corso di scrittura creativa basato su questo spaccato narrativo, mi sono avvicinata al genere con grande titubanza, proprio perchè in Italia c'è questa idea che un racconto sia meno importante di un romanzo.
Poi ho conosciuto Alice Munro, definita da Jonathan Franzen la più grande narratrice vivente del Nord America, e me ne sono innamorata perdutamente.
Canadese, autrice di grande impatto e valore la Munro non spreca parole inutili.
Sentite, anzi leggete, l'incipit del racconto  "Nemico, amico, amante..." che da il titolo all'intera raccolta composta da 9 racconti:

Anni fa, prima che tanti treni sulle linee secondarie venissero sopressi, una donna dalla fronte alta e lentigginosa e una matassa di capeli rossi, si presentò in stazione per informarsi riguardo alla spedizione di certi mobili.

Non vi pare che con poche righe sia riuscita a creare nel lettore un gran senso di attesa, offrendo un ventaglio di possibilità?
Chi è la donna? Perchè e dove deve spedire i mobili? E' tanto importante il suo aspetto fisico? Forse deve traslocare? O magari regalare i mobili ad un parente lontano?

Questo, secondo me, è il grande potere della letteratura di qualità: saperci proiettare in un mondo lontano nello spazio e nel tempo. Non vi pare di poter addirittura vedere la stazione ferroviaria, percepire la polvere allo sportello, nonostante non siate mai stati in una stazione in quell'epoca in America, anzi presumibilmente non eravate neppure nati e non siete mai stati in America?
E non vi viene una gran voglia di conoscere come prosegue la storia?
Ecco, la short story americana, con i suoi eccezionali esponenti, rappresenta un ottimo esempio di come certi autori abbiano davvero in mano un'arte, di come la maneggino con cura e abilità, e di come possano farci compagnia nelle sere invernali. E poi c'è Clara che voleva andare a NY e invece è approdata in India e scrive racconti che ti sbattono in un angolo a fare i conti con tutto quello che hai dentro.

5 commenti:

Clara ha detto...

Oh, sono commossa! Ti bacio e ti auguro una bella serata. Belle le short stories americane. Carver, soprattutto. Comunque, per tornare ai romanzi, One day è stupendo, dialoghi avvincenti, ben scritto, inglese frizzante. W la scrittura

Zio Scriba ha detto...

Qualche bravo autore di racconti brevi c'è anche da noi, ma in genere vengono penalizzati dalla miopia, e da un pregiudizio commercialoide oltretutto malcalibrato, superato e grossolano, della nostra grande editoraglia (parola che non a caso finisce per "raglia").
Consiglio sia a te che alle tue lettrici l'ottimo libro di racconti ANTROPOMETRIA, di Paolo Zardi (Neo Edizioni)

Ciao! :)

Rita ha detto...

che bel post...
ovviamente hai citato persone/autori che non conosco (anche clara.. vado a sbirciare...)
ed onestamente non so che dire... è un argomento che conosco poco...
oltre al fatto ceh io amo i classici della letteratura... i contemporanei un pò li snobbo... sarà come dice zio scriba colpa del pregiudizio commercialoide dell'editoria (scusa ma io lo scrivo giusto!)
credo che ci sia un pò di timore a comprare un libro perchè chiunque ormai scrive un libro... e la maggior parte delle volte farebbe bene a tenerlo nel cassetto anzi no.. bruciarlo proprio! (e non sono cattiva.. sono realizta!)
certo ho fatto delle eccezioni e non mi riferisco solo a racconti, tra gli altri faletti, coelho e... quella scrittrice simpatica, con quel racconto che mi ha fatto compagnia quest'estate.. ah si...tu! ;)
buon week end!

leparoleverranno ha detto...

E' molto più difficile scrivere bene un racconto che un romanzo, proprio perchè il racconto deve essere breve. Il mio problema è proprio questo, ogni volta che leggo un racconto che mi piace penso sempre: "Nooo!!! E' già finito!" Ma poi mi rendo conto che quelle poche pagine, così "pregne", continuo a leggerle dentro di me ancora per molti giorni dopo aver chiuso il libro.

Lisa ha detto...

Gli unici racconti italiani che mi sembra di aver letto son quelli di Gianni Rodari.. decenni fa...ma sono rivolti ad un pubblico particolare...